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Nel 2020 oltre 215 mila persone hanno aderito al regime forfettario. Si tratta semplicemente dell’evoluzione del regime dei minimi introdotto per la prima volta nel 2008. Una possibilità sfruttata con piacere dal popolo delle partite iva. Come mai? Perché in sostanza, a determinate condizioni, permette di essere assoggettati all’imposta sostitutiva del 15% (se non del 5%) invece delle ordinarie aliquote progressive Irpef. Nel 2020 oltre 215mila persone hanno aderito al regime forfettario, in calo del 18% rispetto al 2019, a causa della crisi. Ma il numero rappresenta comunque il 46,4% delle nuove aperture di partita Iva (circa 465mila, -14,8% sul 2019). (fonte: ilsole24ore).

Regime forfettario: conviene a tutti?

Abbiamo anticipato il principale beneficio del regime forfettario, ovvero l’aliquota ridotta. Ma potremmo andare oltre. Tra gli altri vantaggi, la possibilità di ridurre i contributi previdenziali di un terzo e minori obblighi per quanto riguarda le scritture contabili. Ma è fondamentale non perdere di vista i contro del regime forfettario. Il limite di fatturato, il tipo di attività, la partecipazione in altre società, … Insomma, le cause ostative non sono poche. E occorre approfondirle attentamente in sede di apertura di p.iva. E non solo, occorre stare molto attenti anche dopo l’apertura della p.iva, per evitare di uscire dal regime in maniera involontaria in corso d’opera.

La riforma fiscale è una delle sfide principali che dovrà affrontare Mario Draghi e, a quanto sembra, andrà a toccare anche tutti quei contribuenti che aderiscono al regime forfettario. Il popolo delle partite Iva gioca uno ruolo fondamentale. Chi abbia ricavi o compensi entro i 65mila euro può applicare questa cosiddetta flat tax del 15 per cento. Ma è una possibilità costosa per lo Stato, in quanto sottrae redditi all’imposizione progressiva dell’Irpef. Già in passato era fallito il tentativo di aumentare l’aliquota del 20% per i redditi compresi tra i 65.000 e 100.000 €. Al momento attuale sembra che, più che fare un passo avanti in direzione della proporzionalità del prelievo, se ne vogliano fare due indietro.

Regime forfettario: da flat tax a cash flow tax?

L’ultima proposta del direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, si chiama cash flow tax. Prevede l’applicazione dell’Irpef su una base imponibile pari al saldo tra entrate e uscite di cassa. Uno degli obiettivi è senza ombra di dubbio quello di superare il meccanismo di acconti e saldi d’imposta che non rispecchiano l’effettivo andamento delle attività. Tale possibilità avrebbe una conseguenza non da poco. Ovvero quella di poter dedurre anche i costi sostenuti per gli investimenti. Abbandonando gli attuali ammortamenti e tutte le altre voci soggette al criterio di competenza. E’ bene specificare che i titolari di partita Iva già oggi determinano il reddito secondo il principio di cassa. Un reddito che però non è dato dalla pura differenza tra incassi e spese, ma è influenzato da altri fattori, tra cui la limitata deducibilità di diversi costi.

Insomma, questo è lo stato dell’arte. Provvederemo quanto prima a riportare eventuali sviluppi o aggiornamenti. Nel frattempo, per qualsiasi dubbio o chiarimento in merito al regime forfettario, non esitate a contattarci senza impegno.